DAL 1945 AD OGGI 20-30 MILIONI GLI UCCISI DAGLI USA
Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
21 NOV 2018 —
Manlio Dinucci
Nel riassunto del suo ultimo documento strategico – 2018 National Defense Strategy of the United States of America (il cui testo integrale è segretato) – il Pentagono sostiene che «dopo la Seconda guerra mondiale gli Stati uniti e i loro alleati hanno instaurato un ordine internazionale libero e aperto per salvaguardare la libertà e i popoli dalla aggressione e coercizione», ma che «tale ordine viene ora minato dall’interno da Russia e Cina, le quali violano i principi e le regole dei rapporti internazionali».
Completo ribaltamento della realtà
storica. Il prof. Michel Chossudovsky, direttore del Centre for Research on
Globalization, ricorda che questi due paesi, classificati oggi come nemici,
sono quelli che, quando erano alleati degli Stati uniti durante la Seconda
guerra mondiale, pagarono la vittoria sull’Asse nazi-fascista
Berlino-Roma-Tokyo con il più alto prezzo in vite umane: circa 26 milioni
l’Unione Sovietica e 20 milioni la Cina, in confronto a poco più di 400 mila
degli Stati uniti.
Con questa premessa Chossudovsky
introduce su Global Research un documentato studio di James A. Lucas sul numero
di persone uccise dalla ininterrotta serie di guerre, colpi di stato e altre
operazioni sovversive effettuata dagli Stati uniti dalla fine della guerra nel
1945 ad oggi: esso viene stimato in 20-30 milioni. Circa il doppio dei caduti
della Prima guerra mondiale, di cui si è appena celebrato a Parigi il
centenario della fine con un «Forum della pace».
Oltre ai morti ci sono i feriti, che
spesso restano menomati: alcuni esperti calcolano che, per ogni persona morta
in guerra, altre 10 restino ferite. Ciò significa che i feriti provocati dalle
guerre Usa ammontano a centinaia di milioni.
A quello stimato nello studio si
aggiunge un numero inquantificato di morti, probabilmente centinaia di milioni,
provocati dal 1945 ad oggi dagli effetti indiretti delle guerre: carestie,
epidemie, migrazioni forzate, schiavismo e sfruttamento, danni ambientali,
sottrazione di risorse ai bisogni vitali per coprire le spese militari.
Lo studio documenta le guerre e i colpi
di stato effettuati dagli Stati uniti in oltre 30 paesi asiatici, africani,
europei e latino-americani. Esso rivela che le forze militari Usa sono
direttamente responsabili di 10-15 milioni di morti, provocati dalle maggiori
guerre: quelle di Corea e del Vietnam e le due contro l’Iraq. Altri 10-14
milioni di morti sono stati provocati dalle guerre per procura condotte da
forze alleate armate, addestrate e comandate dagli Usa, in Afghanistan, Angola,
Congo, Sudan, Guatemala e altri paesi.
La guerra del Vietnam, estesasi a
Cambogia e Laos, provocò un numero di morti stimato in 7,8 milioni (più un
enorme numero di feriti e danni genetici generazionali dovuti alla diossina
sparsa dagli aerei Usa).
La guerra per procura negli anni
Ottanta in Afghanistan fu organizzata dalla Cia che addestrò e armò, con la
collaborazione di Osama bin Laden e del Pakistan, oltre 100 mila mujaidin per
combattere le truppe sovietiche cadute nella «trappola afghana» (come dopo la
definì Zbigniew Brzezinski, precisando che l’addestramento dei mujaidin era
iniziato nel luglio 1979, cinque mesi prima dell’invasione sovietica
dell’Afghanistan).
Il colpo di stato più sanguinoso fu
organizzato nel 1965 in Indonesia dalla Cia: essa fornì agli squadroni della
morte indonesiani la lista dei primi 5 mila comunisti e altri da uccidere. Il
numero dei trucidati viene stimato tra mezzo milione e 3 milioni.
Questo è «l’ordine internazionale
libero e aperto» che gli Stati uniti, indipendentemente da chi siede alla Casa
Bianca, perseguono per «salvaguardare i popoli dalla aggressione e
coercizione».
(il manifesto, 20 novembre 2018)
ASSISTI AL VIDEO RELATIVO:
https://www.youtube.com/watch?time_continue=48&v=VWaY7POzJHU
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